CONTRIBUTO in vista dell’Assemblea di Circolo del 6 maggio 2013 – ANNA PAOLA

Cari compagni e amici democratici, non riesco a venire stasera all’assemblea; sono ancora convalescente e mi muovo con qualche limite ancora per un po’ di tempo.

Non so se queste poche riflessioni saranno di qualche utilità, ma credo che ogni iscritto abbia non solo il diritto ma anche il dovere di dire come si pone ora di fronte alla situazione del PD e del Paese in cui viviamo e siamo cittadini.

Intanto per tutta la durata del governo Monti ho aspettato invano che il PD battesse davvero i pugni sul tavolo per fare la riforma elettorale. Napolitano aveva dato più volte pressanti moniti perché il parlamento lo facesse mentre i tecnici arginavano l’imminente bancarotta dello Stato. Invece…..stiamo patendo le conseguenze della mancata riforma.

Non parlo qui degli errori in campagna elettorale, tanti, e passo oltre.

Avrei bisogno di “spazio per scaricare”:

1)      la frustrazione, l’incredulità, la rabbia e lo scoramento che ho vissuto come tantissimi altri nelle settimane dei tentativi di Bersani di dar vita a una maggioranza per il governo di cambiamento che aspettavamo, ormai quasi stremati nell’attesa,

 e di ancora più spazio per

2)      il disgusto e il furore (di mente e di cuore) di fronte al voto assurdo per l’elezione del Presidente della Repubblica, con quei 101 vili e irresponsabili che hanno fatto il contrario di quanto deciso la sera precedente.

Dico solo questo, in proposito:

1) Con tutto il rispetto e l’apprezzamento per il suo grande lavoro a difesa della Repubblica e della Costituzione, ritengo che il Presidente Napolitano avrebbe potuto consentire a Bersani di andare davanti al Parlamento col suo programma a verificare se fosse possibile una maggioranza “di scopo”al Senato, e non esigere invece la certezza della maggioranza da verificare col mandato esplorativo prima dell’incarico.  E’ vero che Napolitano era a fine mandato e in caso di insuccesso di Bersani si poteva porre il problema – dato il semestre bianco – di non poter sciogliere le Camere: è un’obiezione sensata e che accetto (forse invece avrebbe potuto dare l’incarico ad un altro).

Tuttavia la via crucis di Bersani con i colloqui coi M5S e il dileggio costante di Grillo è stata intollerabile.

2) La conduzione degli incontri per trovare l’intesa più ampia possibile per l’elezione del Presidente della Repubblica è stata inficiata anche da resoconti dei media che hanno dato l’impressione – in parte comunque un vero dato di fatto – che il PD già azzoppato finisse col giocare di rimessa e accettasse il candidato gradito a Berlusconi (dico proprio a lui) fra una rosa di nomi che era andata via via restringendosi. Ecco che la comunicazione all’assemblea dei “grandi elettori” del PD dell’accordo sul nome di Marini ha suscitato riserve, proteste e richieste di fermarsi: molti iscritti ed elettori del PD reagivano infatti con un moto di rifiuto ricevendo l’impressione di un accordo stonato (vi ricordo che i giornali, twitter ecc. dicevano che Marini si era recato a palazzo Grazioli “forse per tranquillizzare Berlusconi sul suo ruolo di garante”).   Quella discussione e quei contrasti erano chiari, alla luce del sole, nella dialettica interna la Partito. La cosa indecente è stata l’altra: dopo la bocciatura di Marini, la proposta della candidatura di Prodi all’unanimità è stata seguita dal voto vergognoso e dall’imboscata che ha abbattuto il PD!!!

Questo per me è un punto insuperabile: chi non sa dire quel che pensa, non si confronta con gli altri negli organismi di cui fa parte (e non ci è andato per grazia divina ma perché scelto da tutti noi con le primarie) e non valuta neppure le conseguenze delle proprie cattive azioni non merita di stare a quel posto. Ed è intollerabile che non sappiamo chi erano quei 101. Mi sono sentita tradita due volte: da cittadina e da iscritta PD.

Tutto il resto che è seguito era inevitabile. Bersani ha fatto molti errori, e da persona seria, onesta e per bene come pochi, si è dimesso. Abbiamo di nuovo Napolitano come Presidente della Repubblica, e sappiamo che da ben prima caldeggiava le larghe intese per il governo.

Letta sta facendo quello che solo è possibile nella situazione data, e va sostenuto se e fino a quando corrisponderanno il dire e il fare. Ieri sera a “Che tempo che fa”, per esempio, ha dichiarato che se fosse costretto a fare tagli a scuola, ricerca, cultura si dimetterebbe.

L’Italia è a rischio da molti punti di vista, e paghiamo tutti l’inerzia e le debolezze di troppi anni.

E il PD??

Credo che abbia ragione Reichlin, nell’intervento scritto sull’Unità del 1° maggio: è compito della sinistra democratica, laica e riformista dare prospettive e speranze al Paese, senza piangersi addosso e rimboccandosi le maniche.

Se il PD sarà laico, inclusivo, consapevole che siamo a un crinale della storia e che va impedita la decadenza dell’Italia e con essa il fallimento della costruzione europea come la vogliamo allora avrà senso e sarà utile al progresso di tutti.

Ci vuole un congresso che ridefinisca il compito e il ruolo del partito in rapporto alla situazione. Non se ne può più di ambizioni personali e di “guerre di posizione” che ci fanno fare la fine dei polli di Renzo (Anna, se qualcuno non lo sa, ricordagli i Promessi sposi). Basta: il PCI è finito nel ’90, la DC è finita nel ’92. Sono più di vent’anni. Adesso c’è il PD, e molti sono nati nel PD.

Ritengo anche che il segretario del partito vada eletto dagli iscritti ( a suo tempo io mi iscrissi la prima volta al PD perché ero convinta che per votare il segretario bisognasse essere iscritti, e ci tenevo a dire la mia) e che il candidato premier vada invece scelto con le primarie aperte agli elettori. Perciò sarei favorevole a un cambiamento dello Statuto su questo punto.

La rappresentanza dei cittadini negli organismi e nelle istituzioni deve essere vissuta come un servizio, in cui spendere passione e competenze, e non come una carriera o un lavoro che “risolve” la vita degli eletti (a volte ci vorrebbe uno psicanalista per far accettare a qualcuno che la vita ha senso anche quando si torna a un lavoro normale e a una militanza normale).

Non credo poi che il rinnovamento si faccia per via anagrafica, ma per visioni e idee che affrontino il presente e il futuro.

Per ricostruire il Paese occorre un nuovo patto sociale, uno spostamento profondo dei poteri e delle culture dominanti, una forte ridistribuzione della ricchezza. Occorre anche un’idea economica basata sulla qualità, sostenibilità, conoscenza, integrazione sociale, con un forte ruolo della scuola pubblica per i nuovi cittadini. Come dopo la guerra. Questo che viviamo è quasi un dopoguerra di macerie….

Anna Paola

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>